martedì 30 agosto 2011

La manovra colpisce i laureati

Ormai le manovre si succedono l'una all'altra, ogni volta contraddicendosi tra loro. Per l'ultimissima, partorita ad Arcore, via il contributo di solidarietà oltre i 90 mila euro e giù sulle pensioni, ma detto così è molto generico e ipocritamente vago perchè l'azione si concentra sull'allungamento dell'età pensionabile esclusivamente dei laureati, che non possono più conteggiare gli anni di studi universitari riscattati, cosa che vale anche per l'anno di militare del servizio di leva. Come sempre s'individuano alcune categorie "privilegiate" da colpire.  Alla faccia dell'equità.

Sono toccati tutti i quadri del pubblico impiego anzitutto. Così a Bossi è andato bene? Vuole essere punitivo verso i laureati? E' questo un messaggio sotterraneo che ci viene dai cervelli al lavoro ad Arcore?  Gli anni di studi universitari trattati come cosa in più, o in meno, rispetto al lavoro, in un paese dove la preparazione scientifica e la cultura valgono sempre meno.

lunedì 29 agosto 2011

La merlettaia: quando le donne cucivano

Quando ero figlia della Marshalsea ho molto cucito.
Oggi le donne dei paesi più industrializzati hanno quasi dimenticato questo antichissimo lavoro femminile, anche nelle sue applicazioni più semplici, come attaccare un bottone, imbastire e fare un orlo. Per non parlare di punti un po’ più complessi e del ricamo, che un “orlo a giorno” è qualcosa di mitico e del tempo delle favole.
Le favole appunto e la più antica è quella di Penelope che filava la tela di giorno e la disfaceva di notte, tenendo così a bada i Proci, simbolo perciò del ruolo centrale nell’economia primitiva della produzione dei tessuti, affidata principalmente alle donne. Non è un caso che sia un filo l’arma decisiva che una donna, Arianna, offre a Teseo  nell’impresa contro il Minotauro.
 L’importanza della produzione tessile artigiana è stata ribadita nella storia recente dalla resistenza indiana contro l’occupazione inglese, la potenza internazionale che era cresciuta molto anche sull’industria tessile, che Gandhi ebbe l’intelligenza di basare proprio sulla lavorazione individuale ai piccoli telai quale riaffermazione dell’identità nazionale e dell’indipendenza economica.
Ancora nel Settecento, a Chioggia, cronista Carlo Goldoni, dal ricamo delle donne, che scendono in strada a lavorare e ad imbastire le baruffe,  si srotola il filo della vita popolare colta nella sua maggiore vitalità.
Il lavoro del cucito, potremmo dire questa forma di cultura popolare, si è poi sempre più ridotto a lavoro umile o di nicchia finchè l’industria tessile per  prima, i ritmi della vita moderna e i nuovi ruoli per la figura femminile lo danno ormai in estinzione. Nel film di Claude Goretta del 1977  “La merlettaia” è in realtà una parrucchiera, ma il titolo vuole appunto simboleggiare l’umiltà sociale e il ruolo di perdente.
In generale di fronte all’estinguersi di qualche specie vivente, specie se provocato dai cambiamenti prodotti in natura dall’uomo, con lacrime di coccodrillo ci dispiacciamo e invochiamo l’importanza e  fonte di ricchezza insite nella biodiversità. Il cucito femminile sta sparendo silenziosamente e con esso quanto di mitico, simbolico e di culturale vi era associato. Forse stiamo perdendo qualcosa di prezioso e che è stato strutturante nella produzione della civiltà.

mercoledì 24 agosto 2011

a western, a song

Un western, una canzone.
Dedicato agli italiani che “magari per pigrizia” sono rimasti a casa per le vacanze, e non hanno ancora capito quanto hanno sperperato per tanti anni vivendo sopra le loro possibilità pur senza suv, senza viaggi, senza doppia o tripla macchina, doppia o tripla casa e pagando sempre le tasse alla fonte:
“Pat Garrett e Billy the Kid”  di Sam Peckinpah e  “Knockin’Heaven’s Door” di Bob Dylan (1973).
“Appaloosa”, (2008) di Ed Harris e  “Scare Easy” di Tom Petty(1970).

mercoledì 17 agosto 2011

Crisi economica: non s'è più pensato al futuro

"Sarkozy e Merkel" non convincono i mercati.” Le misure da loro prospettate, un governo economico europeo, il pareggio di bilancio nelle costituzioni europee – ingiunto finora solo all’Italia – e l’emissione degli eurobond sono evidentemente di là da venire o di scarsa consistenza. L’Europa si trova dunque in palese ritardo rispetto alla crisi economico-finanziaria. Anche gli stati più virtuosi non hanno saputo essere previdenti. E i mercati stanno sempre più assumendo nei confronti della politica il ruolo della realtà contro l’apparenza. Peggio della speculazione finanziaria nelle borse è stata l’azione o inazione dei governi nella gestione dei conti pubblici.  Dall’America all’Europa il tratto comune è stato quello dell’aumento del debito pubblico, e questo che altro vuol dire, infine, se non di chiudere gli occhi di fronte al futuro? Questo non pensare alle conseguenze, questo concentrarsi nel presente sembra perciò il carattere distintivo della civiltà borghese all’inizio del terzo millennio. L’eterno presente della società del benessere che non sente più la necessità di pensare e progettare il futuro perché sta bene come sta. Chissà se gli allarmi e le minacce di catastrofi imminenti riusciranno a svegliarla dal suo sonno.

domenica 14 agosto 2011

L'illusionista e la stangata

 Costretto, grondante sangue: la chiede l’Europa e una storia dei conti pubblici alle spalle di cui lui, che governa ormai da tre anni con una maggioranza iniziale mai prima posseduta da un governo della repubblica, non si sente responsabile, poi la crisi globale naturalmente. Le cicalate e l’ottimismo del giorno - dell’attimo - prima del paese che non c’è o meglio del paese dei balocchi l’incantatore pensa di nasconderli come fazzoletti colorati nel cilindro.
Farebbe più pena lui, costretto alla decisione, di noi che verremo stangati. L’autoreferenzialità  di questo premierato non s’attenua (e se proprio volessimo prendercela con  qualcuno  c’è  pronto accanto il ministro dell’economia, difatti è lui il destinatario di qualche  critica dei giornali governativi). 
Ma intanto noi pubblico dello psicodramma  a guardarci tra noi vedremmo che siamo rimasti in mutande.

venerdì 12 agosto 2011

Circa i disordini in Inghilterra. (About the riots in England)

Le reazioni all'insorgere dei disordini a Totthenham sono state sconcertanti: non c'era nulla da capire, niente che li motivasse, non la morte di un nero nello scontro con la polizia, non l'emarginazione della popolazione di questo quartiere dentro la ricca Londra,  nemmeno l'accentuarsi dell'impoverimento dei ceti più deboli con la crisi economica e  nemmeno ancora le minoranze etniche, anche perchè qui vi sono immigrati di seconda e terza generazione. Opinione che dal premier inglese Cameron è stata mutuata anche da diversi commentatori italiani. Il primo però ha dovuto in parte rimangiarsela di fronte all'estendersi della ribellione in altre città inglesi.
Allo stesso modo ci si stupì quando s'infiammarono le banlieues di Parigi, nel 2005, additata fino a quel momento come esempio d'integrazione e multiculturalismo. Basta vedersi "Niente da nascondere" di Michael Haneke, che ripercorre la storia dell'immigrazione parigina dagli anni settanta. - Niente da nascondere - vorrebbe ribattere ancora oggi la borghesia ottusa che, immersa nel brodo sempre uguale del suo benessere, non vuole vedere le contraddizioni che esplodono fuori ma anche dentro di lei. Dicono che questi giovani ribelli vedono che non hanno un futuro: dall'altra parte la borghesia vuole vivere in un eterno presente perchè non le serve di modificare nulla del suo stato, dei suoi piaceri ma ancor più banalmente delle sue abitudini. Ma le contraddizioni scoppiano anche dentro il brodo del benessere collettivo, come ad Oslo.

venerdì 5 agosto 2011

Alla fine Montanelli aveva ragione

Quando disse che bisognava lasciarlo governare… solo che, ahinoi, il tempo necessario sarebbe stato molto più lungo.

Oggi gli italiani sono alle prese con un governo che non governa, un premier intento ai suoi casi personali, che di fronte alla crisi economica e finanziaria conferma il suo ottimismo illusionista - il nostro paese sta meglio di tanti altri etc, etc. – si loda e s’imbroda, aspetta le proposte degli altri e si dichiara prima imprenditore che premier invitando a investire nelle sue imprese. Il conflitto d’interessi messo sotto i piedi, quando l’interesse principale dichiarato da chi governa dovrebbe essere la cosa pubblica. A scorno e gravame di quell’opposizione che quando era a palazzo Chigi non trovò il tempo e la forza morale per farne legge.

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